Stelle doppie e miti del Nord

odino

 Di solito, parlando di miti, ci siamo sempre occupati di mitologia greca, quella a noi più vicina, grazie alla quale le costellazioni che vediamo nei nostri cieli hanno un nome. Oggi però, in previsione della serata di venerdì, dedicata alle stelle doppie, immaginiamo di prendere un aereo e di partire da Atene e arrivare ad Oslo. Parlando di stelle doppie infatti, non si può non ricordare Mizar e Alcor, della  costellazione dell’Orsa Maggiore. Già gli antichi Romani usavano guardare alla stella doppia per verificare l’acuità visiva di chi voleva entrare nell’esercito. Se si vedevano due stelle bene, altrimenti era meglio cercarsi un altro lavoro. Tornando a parlare di mitologia, come detto, sconfiniamo nelle terre del nord, abitate da guerrieri, elfi, troll, valchirie etc. C’è un mito, infatti, che riguarda direttamente Mizar-Alcor e che si ritrova nel corpus mitologico norreno. Riguarda infatti i fratelli gemelli Bota e Sit, della stirpe dei Vanir. I popoli del nord, precisazione importante, distinguevano due stirpi divine: gli Aesir, i più potenti (e famosi), della quale facevano parte i vari Odino, Loki, Thor etc., ed una stirpe “inferiore”, i Vanir, una sorta di semidivinità

. Poichè i Vanir persero la guerra per il dominio del cosmo contro gli Aesir, questi vennero invitati a vivere ad Asgard, uno dei nove mondi abitati, ma in condizioni di inferiorità. Le terribili condizioni climatiche e la scarsità di risorse infatti imponevano ai Vanir di avere massimo un figlio; Bota e Sit erano gemelli. Il padre dei bambini allora, decise di abbandonare, Bota nella foresta in un tronco cavo. Nonostante tutto, il freddo, i lupi e gli orsi, Bota fu notato da un viandante che lo raccolse e lo allevò. Fin quando un giorno Bota e Sit si incontrarono, per caso. Bota stava cacciando e all’improvviso la sua preda scappò poichè Sit, provocò un rumore che fece allertare l’animale. Bota si avvicinò furioso chiedendo il perchè di quel comportamento, ma quando vide Sit, che si allontanava con la sua famiglia, quella famiglia di cui anche Bota avrebbe dovuto far parte, riconobbe in lui suo fratello. Bota e Sit divennero entrambi guerrieri e a Bota venne imposto di essere l’ombra di Sit, il suo protettore, quello che doveva intervenire se Sit si trovava in pericolo. Bota dovette obbedire, questo era il volere di Odino, ma in cuor suo provava tanto rancore. Finchè un giorno, decise di venir meno ai propri doveri, rinunciando ad intervenire. Sit moriva e lui assisteva nell’ombra. Solo dopo la morte del fratello però, nel cuore di Bota riaffiorò un sentimento fraterno. Vedendo Sit spirare, vide una parte di sè morire. In fin dei conti Sit non aveva nessuna colpa; furono il destino e le dure leggi di Asgard a dividere due fratelli.

Vincenzo di Siena

 

 

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