La “particella di Dio” ha dato il premio Nobel per la Fisica 2013 ai suoi padri teorici, François Englert e Peter Higgs, rispettivamente 83 e 84 anni, che ne previdero l’esistenza quasi mezzo secolo fa, nel 1964.
La dote “divina” attribuita a questa particella si riferisce al fatto che essa con il suo campo conferisce una massa alle altre particelle. E’ un ruolo evidentemente di importanza assoluta: senza questa particella non esisterebbero la materia e l’universo così come li conosciamo.
La definizione “particella di Dio” è in realtà impropria e respinta dai fisici: si trattò di un “trucco” editoriale per aiutare le vendite di un libro di Leon Lederman, anche lui fisico e premio Nobel. Ma neanche “particella di Higgs” è un appellativo adeguato ora che il Nobel 2013 ha sancito la doppia paternità, di Englert e di Higgs.
Per la cosmologia questa particella (tecnicamente un bosone, cioè un mediatore di forze fondamentali) è rilevante quanto per la fisica subnucleare: il suo campo infatti incominciò ad agire pochi milionesimi di secondo dopo il Big Bang determinando la massa di quark, elettroni e altre particelle. Nel Modello Standard delle particelle elementari rappresenta l’ultimo mattone mancante. Ora si apre il campo a una “nuova fisica”.
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