Percorso formativo ed esp.didattica in una scuola elementare

Il cielo stellato a scuola con l’UMAC 

Un percorso formativo ed una esperienza

Proposta valida per tutti i circoli didattici

2014-2015

Osservare il cielo stellato, per un bambino in età scolare, è un’esperienza davvero unica che si presta a molteplici attività stimolanti sia sul piano culturale che su quello emotivo.

 

 

 

L’Astronomia, come disciplina, denota un peculiare metodo d’insegnamento che valorizza gli aspetti comuni e i legami tra le materie di studio diverse e ne applica congiuntamente i metodi di formazione e di ricerca.

Essa intreccia i classici greci e latini, alla storia, alla filosofia del pensiero antico e, va da sé, anche alla scienza, alla fisica e alla matematica.

Attraverso la narrazione dei miti, la lettura delle mappe stellari e l’osservazione diretta del cielo, gli alunni vengono iniziati alla riflessione storico-scientifica, imitando atteggiamenti che per gli antichi astronomi greci e, prima ancora, per i Babilonesi, erano usuali. Nel considerare con attenzione quei piccoli cambiamenti celesti che scandiscono le ore, i giorni, le stagioni, nel ricercare le figure celesti, nel raggruppare stelle, si ripercorrono antichi sentieri tracciati dalla mente umana, che arricchiscono l’alunno e lo rendono più cosciente delle proprie capacità gnoseologiche sulla natura e sui limiti della conoscenza umana.

Realizzare un percorso formativo di siffatta complessità nelle scuole, di qualunque  grado esse siano, vuol dire, necessariamente, adoperarsi per concretizzare una sere di collaborazioni, progettuali e didattiche, tra il team degli insegnanti; ognuno dei quali s’impegnerà a sottolineare il rapporto storico-culturale con la propria disciplina.

Di primaria importanza è proporre, nelle scuole, l’utilizzo di mezzi relativamente semplici e poco costosi, materiali di facile reperibilità, ad uso incentrato sull’attività pratica dell’alunno e sull’osservazione diretta del fenomeno. A tal proposito, se prendiamo in considerazione le Indicazioni Nazionali per il curricolo per il primo ciclo d’istruzione, emanate dal ministro Fioroni per il biennio 2007-2009, nella parte riguardante l’insegnamento delle scienze, possiamo notare che si ritiene necessaria: un’interazione diretta degli alunni con gli oggetti e le idee coinvolti nell’osservazione e nello studio, [ in quanto essa costituisce] il presupposto di un efficace insegnamento/apprendimento delle scienze.

Attività fondamentale di tutto il percorso è, prima di tutto, trasmettere all’alunno quell’atteggiamento scientifico che stimola la curiosità e la motivazione; per chiedersi e trovare una risposta alle problematiche proposte, e fargli acquisire quell’abilità necessaria a leggere il cielo come un fumetto.

Gli incontri con i bambini devono essere programmati in due momenti: una prima parte di preparazione all’osservazione del cielo, durante la quale si ricorrerà all’uso di un software di simulazione della volta stellata, di schede didattiche, giochi e sussidi vari, e una seconda parte di laboratori osservativi veri e propri.

Impariamo ad orientarci: di giorno con il  sole, di notte con le stelle

Esiste un solo modo di imparare a riconoscere stelle e costellazioni: guardarle di notte. Va da sé che conviene scegliere un luogo dove luci pubbliche, case o alberi non ostruiscano troppo l’angolo visuale. E essenziale, però, dare al bambino, alcune nozioni di base sulle dinamiche e sui fenomeni celesti che fanno da sostegno, di volta in volta, alle osservazioni del cielo a occhio nudo.

La nostra prima lezione parte sempre dall’orientamento.

Come supporto alle lezioni frontali, prepariamo, insieme alle insegnanti, giochi di simulazione o schede operative di argomentazioni varie che vanno dalla geografia alla scienza della natura, alla mitologia. Le schede sono sempre di grande aiuto alla ricerca sui campo poiché ci permettono non solo di conoscere le competenze precedentemente acquisite dai nostri piccoli neo-esploratori, ma anche di capirne il modo di apprendere, di studiare la loro rappresentazione del mondo -come direbbe Piaget- e, non meno importante, dì monitorare i progressi fatti nel gruppo di lavoro e motivare l’apprendimento.

Se ci trovassimo in mezzo al mare o in un deserto, o ci perdessimo in montagna, senza l’ausilio di strumenti moderni, per sapere se stiamo andando nella giusta direzione, si utilizzano i punti cardinali, cioè le direzioni di riferimento che gli uomini hanno stabilito osservando la posizione del Sole e delle stelle.

E qui, di solito, troviamo il primo ostacolo. Educare il bambino all’osservazione del cielo, significa, necessariamente, ampliare, nella scuola, l’idea di spazio. Questo deve essere visto ora in un ulteriore scenario; in una direzione fin ora trascurata:quella verso l’alto, lo Zenit.

Per ciò che concerne l’Astronomia, collocata nell’ambito disciplinare delle scienze naturali e sperimentali, le Indicazioni Nazionali pongono tra gli obiettivi: osservare, descrivere, correlare elementi della realtà circostante [come] acquisire familiarità con la periodicità dei fenomeni (dì/notte, percorsi del Sole…) [nel testo, sono ritenute di primaria importanza] le osservazioni del cielo diurno e notturno su scala mensile e annuale avviando, attraverso giochi col corpo e costruzione di modelli tridimensionali, all’interpretazione dei moti osservati, da diversi punti di vista, anche in connessione con l’evoluzione storica dell’astronomia.

Appare ovvio, allora, ristretto spazio dell’ aula scolastica non è più sufficiente ai nostri bisogni; è quindi, indispensabile proporre nuovi stili di fare scuola superando le barriere scolastiche e sociali (spazi e orari differenti ) connaturate nel ritmo degli insegnamenti tradizionali.

Di giorno ci orientiamo tenendo conto della direzione del Sole, il quale sorge circa  sempre nello stesso punto e tramonta dalla parte opposta.

Di notte, invece, il Nord si trova individuando la stella Polare.

Durante le ore di laboratorio i bambini imparano a trovare il Nord utilizzando l’asterisma del Grande Carro, e da questo, prolungando per cinque volte la distanza che intercorre tra Dubhe e Merak, le “stelle puntatrici”, si arriva alla stella Polare, Piccolo Carro.

Tale distanza, sulla superficie celeste, è di circa cinque gradi e si può misurare col pollice a braccio teso (metodo che risale all’epoca omerica); un pollice copre circa un grado di cielo, nelle serate osservative verifichiamo che fra le due stelle puntatrici ci sono circa cinque gradi, e che la polare si trova a venticinque pollici di distanza.

E essenziale che le ore di laboratorio siano per l’alunno fonte di esperienza percettiva in cui imparerà a far uso dell’astrazione e dovrà trovare nell’insegnante un supporto e una guida che lo inizierà alla conoscenza scientifico-astronomica. A tal fine si utilizzeranno diverse metodologie d’insegnamento, dando la preferenza al problem solving e all’apprendimento cooperativo.

I gruppi lavoreranno sulla costruzione, ad esempio, di un piccolo sistema solare in scala, utilizzando palline di polistirolo, oppure un’attività divertente consiste nel- utilizzo di un grande telo azzurro sul quale saranno applicate le costellazioni visibili nel periodo in questione, utilizzando stelline bianche, gialle e rosse — questo avverrà dopo le prime osservazioni del cielo, affinché gli alunni abbiano già presa coscienza delle distanze e dei colori delle stelle.( vedi esperienza dell’UMAC  a Torre del Greco al IV Circolo Didattico anno scolastico 2008/2009 ).Nella galleria del sito dell’UMAC si possono vedere all’opera i ragazzi nella realizzazione,tra l’altro, della Carta del Cielo e del Sistema Solare con palline di polistirolo.            www.astroumac.it

È compito dell’insegnante preparare e costruire le varie attività laboratoriali in riferimento al gruppo di alunni con cui si trova a collaborare.

Le proposte operative sono varie e infinite.

L’emozione del riconoscere 

L’osservazione diretta è il punto fondamentale della nostra ricerca.

Nel contemplare le stelle, lo sguardo corre nello spazio e indaga, proiettandosi in un tempo lontano, e l’emozione sta proprio nel domandare alla mente lo sforzo d’immaginarsi cose oltremodo più grandi  più grandi di noi stessi, ciò è confermato dai diversi scritti che gli alunni producono con la maestra di Italiano, dopo ogni osservazione.

Ma, come si spiega il cielo a un bambino? 

Il cielo si “racconta”.

Nel nostro caso si richiede al docente una fondamentale dote oratoria, egli dovrà raccontare storie d’eroi e principesse, svelando i nastri invisibili che tengono legate le costellazioni e il bambino sarà così in grado di riconoscere, ad esempio, nella figura della Grande Orsa, la ninfa Callisto amata da Giove, ritrovando, proprio in quel luogo, verso cui infinite volte aveva rivolto lo sguardo senza vedere nulla, un mondo fantastico capace di suscitare una naturale voglia sapere e riconoscere.

Le osservazioni iniziano, spesso, in una situazione di caos primordiale dovuta alla situazione insolita in cui i bambini vengono a trovarsi e solo una particolare empatia dell’insegnate può riuscire a catturare l’attenzione, nel modo che la situazione, sempre diversa, richiede. Usare il puntatore laser a luce verde, per indicare le stelle, è un gesto che sortisce sempre un grande effetto di responsabilità negli alunni, la maggior parte dei quali, in silenzio e con la massima

concentrazione, riusciranno ad indicare, una alla volta, tutte le stelle della costellazione. Quanto più la loro attenzione è sul nascere, tanto più la si può catturare del tutto usando il laser, toccando quella stella, inaspettatamente, come un antico prodigio.

E’ in questi istanti che si fa strada un’intensa emozione, che nasce proprio dall’atto del riconoscere, allo stesso modo che con le forme a noi familiari; con quella segreta gratificazione che sempre comporta, quasi si trattasse di riconoscere degli amici.

 

Conclusioni

Non sempre l’infanzia costituisce una delle tappe più facili della vita dell’uomo, benché sia senz’altro la più ricca di esperienze “pure” e reali. Avvicinare i bambini all’Astronomia vuol dire proporre un progetto formativo ricco a completo, che accomuna le più importanti idee pedagogiche con la filosofia e la scienza; anche se tre cose sembrano, ad una prima riflessione, quanto di più lontano l’una dall’altra si possa immaginare.

Da un lato ci sono bambini, cui si addicono il piacere e il gioco, la fantasia e l’ingenuità, dall’altro due saperi caratterizzati dalla serietà, dalla concettualità e dalla riflessione: cosa potrebbe esserci di più lontano? In verità la relazione è così stretta che si può, senza dubbio, sostenere che non sono chiamati alla filosofia — né alla scienza – coloro che non hanno preservato in sé alcuni tratti caratteristici dell’infanzia e, in effetti, la prima cosa che accomuna la scienza sia con la filosofia sia con l’infanzia è la meraviglia di fronte al mondo.

Per il bambino, il mondo non è ancora ovvio, esso risveglia piuttosto la sua curiosità e proprio quella semplice domanda: perché? manifesta la relazione con i saperi scientifici e filosofici. Il confronto col gli immensi spazi siderali, richiamando alla mente antichi saperi, fa sentire quel soffio di libertà che nasce dentro il cuore, quando si percepisce che la realtà è quel che hanno in comune tutte le rappresentazioni del mondo.
Si coglie l’occasione per ringraziare il D.S. e le due colleghe del IV Circolo di Torre del Greco che hanno messo tanto entusiasmo e hanno reso possibile la buona riuscita del Percorso .Ancora grazie!

Tutto parte  dal coinvolgimento dei docenti,motori dell’esperienza
Prof. Miichele Maddaloni

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